lunedì 9 aprile 2007

Notizia del giorno...9/4

BAGDAD (Iraq) - Migliaia di sciiti sono scesi nelle strade delle città sante di Kufa e Najaf per festeggiare il quarto anniversario della caduta di Bagdad: le manifestazioni erano state convocate dal leader radicale sciita Muqtada al Sadr, che domenica aveva invitato le milizie a lui fedeli a raddoppiare gli sforzi per cacciare gli americani dal Paese.
Un corteo si è snodato da Kufa a Najaf, cordonato dalla polizia che sorvegliava l’intero percorso; molti manifestanti sventolavano bandiere irachene, mentre i volantini distribuiti dagli organizzatori inneggiavano ad Al Sadr e chiedevano la fine dell’occupazione. In un comunicato diffuso ieri Al Sadr aveva chiesto alla polizia e all’esercito iracheni di non cooperare con le truppe statunitensi, definite «il grande nemico».

In questi ultimi giorni le notizie provenienti dall'Iraq si assomigliavano un po' tutte: descrizione di un attentato, numero di persone uccise.
L'ondata di violenza non sembra placarsi. Il governo iracheno stima che il numero di morti, tra marzo e febbraio, sia salito del 15%.
In tutto sono morti, dal 2003, 65.000 iracheni; 3.257 soldati USA; 260 soldati di altre nazionalità.
Un altro dato: il 46% della popolazione è decisamente contrario alla presenza delle truppe della coalizione (dato in crescita).

La notizia di oggi ci fa notare invece un altro aspetto della situazione irachena: Muqtada al Sadr cerca di imporsi come uomo forte.
Il leader sciita sta portando avanti da mesi il tentativo di sfruttare il caos interno all'Iraq per imporsi, sembra, come nuovo capo supremo.
Singolare inoltre la capacità di tale personaggio di individuare nemici:
festeggia per la cacciata di Saddam da parte degli americani e individua gli stessi americani come "il grande nemico".

Un sondaggio che compare su Internazionale evidenzia un dato significativo:
il 43% degli intervistati è favorevole alla democrazia (2 anni fa erano il 57%), mentre il 34% vorrebbe un leader forte, in carica a vita (2 anni fa erano il 26%).

Il secondo dato è decisamente allarmante. Sempre più persone sperano in un uomo forte.
Tale personaggio dovrebbe comunque appartenere ad una delle fazioni presenti in Iraq adesso: dovrebbe necessariamente essere sunnita o sciita, ciò darebbe nuova forza agli scontri interni che probabilmente verrebbero soffocati nel sangue.

Una sola cosa è certa: la pace in Iraq resta un sogno. L'ha capito anche la popolazione, tanto che sono milioni gli iracheni che sono emigrati in cerca di pace.


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