giovedì 15 febbraio 2007

Notizia del giorno...

Torniamo indietro di 15 giorni.
Il primo febbraio in Venezuela (clicca per vedere dall'alto) Hugo Chavez ha ottenuto dall'assemblea nazionale poteri speciali. Il suo compito è riformare l'economia della nazione e attuare la "rivoluzione socialista". Per i prossimi 18 mesi Chavez potrà emanare decreti con valore di legge in undici settori strategici.

Parliamo un attimo di Chavez: è all'inizio del suo terzo mandato e ha vinto le ultime elezioni con più del 62% dei consensi. In patria riesce a mantenere saldo il potere grazie alla sua dialettica indirizzata contro la corruzione, contro la burocrazia, contro le grandi multinazionali. Sul fronte della politica estera è uno dei fautori del movimento dei non allineati, dei paesi contrari alla politica portata avanti dagli Stati Uniti. Da notare come il movimento deno non allineati includa anche l'Iran, paese sempre più vicino al Venezuela a conferma del detto "il nemico del mio nemico è mio amico".

Per ora la rivoluzione più che rossa è nera: il suo obiettivo,"la proprietà sociale sui settori strategici", significa prima di tutto nazionalizzazione del settore petrolifero e cacciata delle grandi major occidentali. Cacciata che, tra parentesi, significherebbe perdita del know-how occidentale in fatto di estrazioni del petrolio.
E' facile essere scettici di fronte alla promessa di una rivoluzione sociale.
I presupposti ci sono: grande sostegno popolare, enormi introiti derivanti dalla vendita del petrolio e che potrebbero servire a mantenere almeno alcune delle promesse fatte e a sostenere l'economia. Tuttavia dall'altra parte abbiamo il rischio di isolamento nel fronte della politica estera, il sostegno, o comunque la non avversione, degli Stati Uniti è ancora essenziale per ogni paese che voglia avere rapporti proficui con ognuno dei paesi dalle economie più avanzate.
Il potere corrompe, questo è un concetto davvero basilare. Il potere di cui gode Chavez in patria rischia seriamente di far cadere anche e migliori intenzioni trasformando la attuale democrazia in dittatura. Una dittatura che per sopravvivere dovrà certamente soddisfare il popolo, ma che sicuramente chiederà il sacrificio di quella libertà che può essere garantita solo da una democrazia.

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