sabato 24 febbraio 2007

Notizia del giorno...

ARAB NEWS, Arabia Saudita
Anp, via libera al governo di unità nazionale.

Il presidente palestinese Abu Mazen ha incaricato il primo ministro uscente Ismail Haniyeh di formare un governo di unità nazionale costituito da esponenti di Hamas, di Al Fatah e indipendenti. Haniyeh avrà cinque settimane di tempo per concludere le trattative. Il governo statunitense ha però avvertito che boicotterà il governo se non ci sarà un riconoscimento esplicito di Israele.

Sono passati diversi giorni da quando i leader di Hamas e Al Fatah si ritirarono a La Mecca per trovare finalmente un accordo per porre fine all’ondata di violenza di quelle ore.
Qualcosa è successo.
Fino ad adesso aspettavo a scrivere per capire l’evolversi della situazione. Lentamente il quadro sta cambiando.
Il 15 febbraio (sono passati 9 giorni) il presidente palestinese Abu Mazen ha incaricato Ismail Haniyeh, il primo ministro uscente, di formare un governo di unità nazionale. Con “unità nazionale” si intende ovviamente che vedrà collaborare membri di Hamas e membri di Al Fatah (i due grandi partiti palestinesi), a cui si aggiungeranno alcuni soggetti indipendenti.
Tra le altre cose Hamas ha dichiarato che non riconoscerà Israele.
In questi giorni è successo anche qualcos’altro. Il 19 febbraio si è svolto a Gerusalemme un vertice a tre Israele, USA, Palestina. Olmert, Condoleezza Rice e Abu Mazen si sono incontrati per discutere della nascita dello stato palestinese. Il risultato del vertice è un nulla di fatto in quanto Olmert, presidente Israeliano, ha ribadito che non è disposto a trattare fino a quando Hamas non riconoscerà esplicitamente Israele.
Insomma: qualcosa è successo, ma niente di nuovo.
Finalmente la Palestina potrà trovare stabilità al proprio interno, tuttavia è da sciocchi pensare che possa servire a più di tanto se non prenderanno avvio dei seri negoziati con Israele.
Se a vincere, come fino ad adesso, è l’odio, non si può sperare in niente.
Per ora abbiamo dei leader che giocano a scarica barile, incolpandosi a vicenda per gli sviluppi che non arrivano. Lo stato di Israele esiste e deve essere riconosciuto, è da sciocchi sperare che quelle persone prendano e scappino in paesi occidentali. Lo stato palestinese esiste e deve anch’esso essere riconosciuto.
Tra parentesi trovo sciocchi tutti i discorsi “di principio” che ogni tanto sentiamo, soprattutto in Italia, quando si accenna a questo argomento. E’ da stupidi dichiararsi filopalestinesi o filoisraeliani perché bla bla bla. Chiunque cerchi di motivare il proprio convincimento finisce per elencare una serie di ingiustizie compiute da una delle due parti, finisce per perdersi in discorsi su ideali che non portano a niente. I discorsi “di principio” servono solo a ribadire i vari motivi di contrasto. Vorrei ricordare a queste persone che se adesso esiste l’ Unione Europea è anche perché siamo riusciti a mettere da parte motivi di rancore e abbiamo sottolineato gli aspetti che legano le popolazioni europee.
Fine parentesi.
Dicevo che uno degli aspetti cruciali di questo astio Palestina-Israele è la determinazione dei confini, in quanto Israele non vuole rinunciare a porzioni di territori conquistate con le guerre degli scorsi decenni.
Quello che le due popolazioni fanno finta di non capire o che ignorano perchè accecate dall’odio è che avrebbero tantissimo da guadagnare da dei rapporti distesi.
Prima di tutto una vita normale. Ogni abitante di quell’area adesso sente gravare sopra la propria testa il rischio di una morte violenta: o per mano di un terrorista o a causa di un missile lanciato da una carro armato israeliano. Questo non è un vivere. La tranquillità, la sicurezza sono, pensiamo anche a noi stessi, condizione sine qua non si può vivere una vita felice.
Palestinesi e israeliani vivono adesso in mondi distaccati, ci sono persino delle strade, ovviamente le migliori, riservate agli israeliani. Un ebreo che voglia dare un passaggio ad un palestinese rischia grane con la polizia.
Non si riesce a mettere da parte ciò che in passato è accaduto per riuscire a darsi a vicenda un futuro migliore. Le ingiustizie subite da entrambi i popoli restano a galla e fungono ancora da filtro con cui guardarsi a vicenda. E’ deludente che nemmeno i leader riescano, per il bene delle persone che rappresentano, a trovare delle basi su cui costruire qualcosa di nuovo.

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