domenica 11 marzo 2007

Genialata N°1

ROMA (Reuters) - Papa Benedetto XVI ha lanciato oggi un forte appello a favore della conversione, vista come un modo per mettersi in discussione ed evitare un destino finale di "rovina".

"Le persone e le società che vivono senza mai mettersi in discussione hanno come unico destino finale la rovina. La conversione, invece, pur non preservando dai problemi e dalle sventure, permette di affrontarli in 'modo' diverso", ha detto il Pontefice prima della tradizionale recita dell'Angelus.

Nel suo discorso, il Papa ha sottolineato che fermare l'attenzione sulla precarietà della vita attraverso la conversione è l'unico modo per affrontare certe disgrazie della vita "senza scaricare la colpa sulle vittime".

"La conversione vince il male nella sua radice che è il peccato, anche se non sempre può evitarne le conseguenze", ha proseguito il Pontefice.

Ecco il mio primo intervento di genio.
Il Papa dice: convertitevi, vi conviene.

Grazie.
Il problema adesso per noi è trovare la fede.
E' possibile decidere di avere la fede? Basta convincersi?
La questione purtroppo è molto complicata. Non basta dire "Dio esiste" per avere la fede.
Questo vale solo per le persone superficiali, stupide, le quali pensano che basti andare in chiesa una volta la settimana per avere un futuro di vita eterna.
Purtroppo avere una fede sincera è molto difficile.
La Ragione, che nonostante l'evolversi dei costumi è ancora centrale nella mentalità contemporanea, si scontra con Dio.
Non dico che "o la Ragione o Dio", ma siamo abituati alle dimostrazioni. A scuola, chi studia matematica, sviluppa una mentalità per cui, fondamentalmente, se affermi una cosa dovresti anche essere in grado di dimostrarla, di provarla.
Una prova di Dio non esiste, la Fede, quella sincera, è un superamento dei propri schemi mentali per arrivare oltre. E' il superamento della Ragione. Non ci sono certezze.
Chi crede dirà che con la fede anche la Razionalità acquista nuova potenza, ma dimentica che sta parlando con degli scettici i quali,non credendo, ragionano con basi diverse.
Se quella riportata da Reuters è la fedele sintesi del discorso del Papa, allora il Pontefice semplifica troppo.

Benedetto XVI aggiunge: senza la Fede, il Caos. Senza la Fede una distorsione della realtà.
Il Papa tira l'acqua al suo mulino e fin qui tutto a posto, giusto. Tuttavia semplifica, di nuovo, le cose in modo esagerato. La Fede non serve a nulla se a vincere è la superficialità delle persone. Non basta e non serve avere la Fede per mettersi in discussione. Se a giudicarci non è una entità superiore possiamo essere noi a farlo, i nostri valori al di là della divinità. La fede non serve a niente in questo frangente, uno stupido potrebbe tranquillamente arrivare a giustificare le proprie azioni proprio in virtù della presenza di Dio. Benedetto XVI sottovaluta l'ipocrisia umana.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mio caro, la questione non è che il papa "tiri l'acqua al suo mulino" Egli parla a nome della comunità dei credenti (è suo diritto e dovere farlo) anche se poi il suo messaggio non si limita a loro.
Avere fede, si per sè significa poco: il credente non più stupido o più intelligente di un altro, nè più sincero o più ipocrita. Se è sincero, è un uomo in cammino. la fede non è, come tu sembri credere, una sorta di comodo passaporto per l'eternità: è invece una grossa responsabilità, verso sè stessi e verso gli altri. Quanto al trovarla, bisogna anzitutto capire se veramente lo si desidera. Questo è il primo passo; infatti, essere il dio di se stesso può risultare molto comodo.

T ha detto...

Dove ho scritto che la fede è un comodo passaporto per l'eternità?

A me sembra di aver scritto che la fede "è un superamento dei propri schemi mentali per arrivare oltre", non penso sia la stessa cosa.

Quello che critico al Papa è la semplificazione estrema della questione.

L'atteggiamento dei credenti a volte mi lascia basito. Dichiararsi atei attrae subito almeno due critiche:
superficialità ed egocentrismo.

Perchè mai dovrei considerare la fede un comodo passaporto per l'eternità? Traspare una così forte superficialità in quello che ho scritto?

Perchè, da cosa si capisce, che mi considero dio di me stesso? Parlo di valori, che si da il caso esistano indipendentemente dalla divinià.